L’acqua pubblica ai privati. Una pagina nerissima della storia della nostra Città, ed uno schiaffo alla volontà dei cittadini, ai quali si è risposto con superficialità e inerzia istituzionale. Come sempre, non si chiedono miracoli a chi ci amministra, ma impegno e preparazione. Una materia che, vista anche la recente (ed ancora in corso) controversia tra Comune e ACEA per le captazioni del lago, avrebbe meritato di essere trattata con maggiore delicatezza.
Nel Consiglio Comunale del 30/09/2022 si è sancito in modo definitivo il passaggio del Servizio Idrico Integrato di Anguillara Sabazia alla gestione di ACEA ATO 2.
Si è chiusa così una controversa ed annosa vicenda che vede il trasferimento ad un ente privato di un servizio pubblico, che fruttava al nostro Comune introiti per oltre un milione di euro all’anno (e, con gli aumenti previsti, ne frutterà molti di più ad ACEA SpA).
Le colpe della Politica
L’acqua è un bene primario ed è un argomento sempre utilizzato in campagna elettorale come bandiera da sventolare all’elettore. Che poi si accorge che la storia consegna una verità diversa.
Dopo il referendum del 2011 la Regione Lazio, invece di perseguire un indirizzo pubblico della gestione dell’acqua, in questi anni si è limitata a sollecitare il passaggio ad ACEA, pena il commissariamento di quelle amministrazioni che avessero osato resistere. La beffa sta nel considerare che il Lazio era l’unica regione che ha approvato una legge regionale che impedisce il conferimento del servizio idrico a società private con scopo di lucro: legge appunto mai applicata.
Nessuna forza politica in questi anni ha mosso un dito per opporsi a questa deriva. Fino all’atto finale dello scorso 30 settembre. Del resto, non potevamo attenderci qualcosa di diverso, visto che nel Consiglio Comunale del 3/12/2018, nel quale già si votò per il passaggio ad ACEA ATO 2, l’attuale maggioranza (allora all’opposizione) si era “battuta come un leone” non presenziando nemmeno alla seduta.
La politica tutta, creando un tale quadro normativo, si autoassolve, con il delitto perfetto con cui si è uccisa la volontà popolare. E’ quindi ipocrita qualsiasi dimostrazione di stupore che adesso possa provenire dalle varie forze politiche che hanno governato in questi anni, che oggi accusano tale pratica scellerata, ma ieri non facevano nulla per evitarla. Anzi.
Un comodo alibi per coprire inerzia, incapacità, superficialità.
Un’ Amministrazione che si dice contraria alle cave e stipula invece nuove attività estrattive (vedi il nostro articolo di novembre 2021), non poteva che dirsi contraria al passaggio ad ACEA ATO 2, e stipulare invece la relativa convenzione con ACEA (dove tale contrarietà non viene espressa), forte dell’obbligo normativo imposto ai Comuni. Certo, la normativa pone degli obblighi, ma è sempre un comodo alibi per chi non si impegna a rappresentare la volontà dei cittadini.
Contrari a parole (appena sussurrate, quasi temendo di disturbare il gigante ACEA che si prende l’acqua) e inerti nei fatti. Facile dire “siamo stati costretti, la legge non ci permetteva di fare diversamente.”
La contrarietà si deve dimostrare coi fatti. Se proprio non si vogliono fare le barricate (e farsi commissariare) almeno si deve studiare, ed usare tutte le armi legittime e disponibili per ottenere il massimo, visto che si sta cedendo un servizio altamente remunerativo. Pur nelle ristrette possibilità fornite da una situazione in cui si sa di soccombere, anche in un limitato “spazio di trattativa”, un atteggiamento più intransigente avrebbe permesso di uscire da questa situazione con qualche osso sano, e non con tutte le ossa rotte.
Anche una migliore gestione del servizio avrebbe aiutato. Le difficoltà di manutenzione su una rete fatiscente, un difetto sistematico di monitoraggio del sistema idrico, il cronico 30% di canoni non riscossi, i problemi frequenti di potabilità, l’esasperazione costante dei cittadini: sono tutti sintomi che negli ultimi anni sono rimasti ben presenti, mostrando un servizio in stato di abbandono e visto come una patata bollente da passare ad ACEA.
E non ci si doveva ridurre all’ultimo minuto (la questione era stata portata in CC da quasi due anni) accontentandosi di inserire unilateralmente una serie di modifiche alla convenzione (che non hanno nessun valore in quanto non concordate). Una convenzione predisposta da ACEA secondo i suoi canoni standard, e che non tiene conto della peculiarità di Anguillara, che con ACEA ha un rapporto molto diverso rispetto a qualsiasi altro Comune (e lo si è visto con la penosa vicenda delle captazioni dal lago).
Un servizio primario mantenuto male, gestito peggio e alla fine ceduto senza colpo ferire, con sicuri e prevedibili disagi per i cittadini (in termini di servizio ed economici). Questo è il risultato. ACEA ha presentato il conto, e i cittadini di Anguillara dovranno pagarlo.