Il futuro sarà nei borghi storici

Scambiando due opinioni con il consueto Amico che mi impone di accendere il cervello anche ad Agosto riflettevo su quali siano le prospettive di vita post COVID.

Avevamo già sotto mano gli strumenti di un cambiamento (la possibilità di fornire il proprio lavoro da remoto ad esempio) ma l’atavica oziosità dell’essere umano ha prevalso sull’altrettanto atavica inclinazione pionieristica e solo una tragedia epocale come quella di una pandemia ci ha costretti a guardare in faccia la realtà:

Siamo diversi, abbiamo prospettive diverse, abbiamo possibilità diverse e forse dobbiamo fare qualcosa di diverso, se non altro per convenienza, abbiamo gli strumenti sociali e tecnologici per poterlo fare ma c’è una grande…. Enorme insidia… quale?



farei rispondere Boeri:

“Quella disastrosa forma di dispersione, che io chiamo anti-città, che ha trasfigurato l’Italia negli anni 70-80-90. Il pericolo è che una possibile fuga dalle città si trasformi in un nuovo disastroso consumo di suolo naturale e agricolo. E, in un’Italia in cui l’urbanistica purtroppo non conta a dispetto delle centinaia di leggi che esistono e la politica non ha una visione ampia del territorio, il rischio è tornare a una seconda ondata di “villettopoli” e capannoni. Per questo bisogna cercare di orientare questa forza centrifuga verso lo straordinario patrimonio di borghi che abbiamo”

(Fonte: https://www.repubblica.it).

Sembra di leggere la storia di Anguillara in queste parole che quindi a noi sembrano non una prognosi ma una diagnosi. La possibilità di lavorare da remoto indurrà molte persone a porsi – già nel brevissimo termine – una serie di domande:

  • Voglio ancora vivere a Roma?
  • Mi conviene economicamente?
  • La mia qualità della vita può migliorare se mi trasferisco altrove?
  • dove vorrei trasferirmi?

La risposta che il nostro Paese saprà dare a queste domande farà la differenza tra un miglioramento ed un peggioramento delle nostre condizioni di vita, farà la differenza tra subire un fenomeno ineludibile o trarne un grande vantaggio.

Se voi riteneste Roma invivibile guardereste ad una sua area attigua dalle sembianze di un gradevole giardino urbano oppure puntereste a trasferirvi in una sua borgata? Vorreste un luogo che conserva il territorio o che lo consuma a vantaggio di una piccola élite e con un prezzo pagato da tutti gli altri che a quella cerchia ristretta non appartengono?

Anguillara vuole essere il giardino nobile della Capitale oppure vuole assecondare le sue più volgari guittezze e continuare ad essere uno dei tanti suoi quartieri dormitorio economici dove magari realizzare discariche, cave e quant’altro di sgradevole?

Io sinceramente non avrei dubbi, solo un pazzo masochista li avrebbe, mi vorrei trasferire in un luogo con un minore carico antropico, dove il suolo non vien consumato ma protetto, dove ho servizi di livello, uguali se non superiori a quelli che mi aspettavo e che invece non ho trovato da dove vengo, dove il verde è risorsa primaria e vantaggiosa e non semplice e fastidioso corollario.

E allora dobbiamo cambiare registro!
In passato abbiamo risposto alla domanda di alternativa a Roma con strumenti di pianificazione urbanistica nati già vecchi, tipici degli anni ’60, gli effetti infausti sono sotto gli occhi tutti, un paese cresciuto a dismisura con gravi carenze strutturali ed una sostanziale inesistenza dei più basilari servizi e nonostante ciò la variante del PRG che abbiamo riproposto negli anni 2000 si è mossa nella stessa identica e stolta direzione di un passato che avrebbe dovuto dirci qualcosa e che a qualcuno ha detto qualcosa.

Sono del parere che non stiamo dando la risposta giusta alla domanda che forse neanche abbiamo sentito ma che è già urlata, stiamo dando una risposta che ci complicherà e non poco la vita, la cosa va letta anche in maniera coordinata con il raddoppio della ferrovia, anch’esso volano meraviglioso se servirà a portare turismo ma tristissimo epilogo se viceversa servirà solo come mezzo di trasporto di pendolari dal luogo di lavoro a quello di esclusivo sonno.



La relazione regionale al nostro PRG parlava di 1/3 delle case di Anguillara disabitate, chi si fa un giro nel centro storico ben può comprendere quanto questo dato sia non solo vero ma più probabilmente anche sottostimato.


Il semplice buonsenso, le normative che prevedono lo stop al consumo del suolo (secondo noi del tutto inadeguate per le tempistiche), i sostegni al recupero urbano (quello vero, non quello che consente incrementi di cubatura) la decrescita demografica che dura da anni e la convenienza a fornire una risposta nuova dovrebbe indurci a scelte diverse da quelle che fino ad ora abbiamo adottato.

Gli analisti e gli operatori più attenti questa cosa l’hanno capita già prima del Covid a dire il vero e qualcuno ci punta strategie di mercato che ci paiono intelligenti e lungimiranti (cfr. https://www.repubblica.it).

Noi che abbiamo deciso? Voi che avete deciso?